Voglio sperare che Roberto Bartoli, in tanto marasma, sia contento che Alessio Bartolomei gli abbia scritto una sua lettera aperta, invece di quella di un altro (http://quarratanews.blogspot.it/2012/03/bartolomei-bartoli-stai-disegnando.html#more) . Sarebbe certo stato imbarazzante anche immaginare di rispondere ad un altro rivolgendosi ad Alessio Bartolomei. Fin qui, la celia, inevitabile, dato il tipo. Perdonerete. Ma la questione, fra il patetico e il divertente, elaborata dal fine politico nostrano, almeno così fingeva di atteggiarsi questa sera al margine del Consiglio comunale, elargendomi stringate sottili fumisterie politologiche, mi ha rammentato – chissà come mai! – una gita che con amici si fece anni addietro in quel di Sarteano (vicino Chiusi), ai confini di Toscana. Non vi dirò dei “pici”, speciali, ma bensì di un aperitivo, o specie di cocktail che l’ “esperta” di turno, occasionale della brigata, decise di confezionare per la nostra delizia. Rammenterò sempre la porcheria, che finì, fortunatamente – certo non per la pianta – ad irrorare le radici di un rigoglioso beniamino.
Io in verità sono un “tantino” sconcertato: va bene che se ne vedono di tutti i colori; va bene che quelli che passano da un partito ad un altro senza ritegno alcuno si contano oramai a decine; va bene che tutti hanno idea che anche in politica si fa mercato delle vacche, che non meraviglia più la clonazione, né l’inseminazione artificiale; va bene che tutti sanno oramai delle prodigiose possibilità delle cellule staminali… Eppoi, che metterci?… Del matrimonio fra gay?... Delle avventure coi viados? Ma pensare che la gente, la nostra gente, quella che incontriamo tutti i giorno al supermercato, in farmacia, nella sala d’attesa del medico o alla bancarella del verduraio, quella stessa gente che oramai di malavoglia si reca, sempre in minor numero, a votare, sia disposta a spostarsi, a fluttuare di qua e di là, come le marionette, come i burattini di Mangiafuoco, ovvero a farsi gettare nel fuoco per finire di rosolare a modo il quarto di montone del burattinaio di turno, è proprio – mi permetterete – una grossolana, incredibile “panzana” (eufemisticamente). Che si commenta da sola. Che, forse, freudianamente, potrebbe dall’inconscio aver suggerito: “guarda, la lettera che ti scrivo è mia, ma vorrei che a scrivertela fosse un altro!”
A me, in verità, non è il matrimonio che non si farà, che mi sconcerta (nella politica come nella vita ci sono i diritti e i rovesci, la buona a la cattiva sorte, e quello che è andato male oggi si farà andar bene domani), ma il matrimonio che il Bartolomei sembra voler auspicare. Mi preoccupano i figlioli che nasceranno – se si farà! –. Credimi Bartolomei, meglio l’onanismo, che mettere al mondo dei disgraziati!
Eppoi, caro Alessio – e non so se Bartoli si presterà al tuo gioco (troppo intelligente! Bartoli) –, guarda che la gente vera, quella che dicevo di sopra, non ha mica più tanta pazienza. Giocate, giocate ancora col Piccolo chimico. Cercate, cercate ancora le “convergenze parallele” o, come celiava felicemente Arbore, “i bisonti, equidistanti e convalescenti”, o, ancora, come soggiungeva, di spalla, l’acuto Boncompagni: “ i burropardi nei burroni”… La gente vera – le signore mi perdoneranno – ne ha le palle piene (non eufemisticamente). Eccoli, Alessiuccio, gli scenari da considerare. E voi non ve ne siete ancora accorti.
u.s.
L’illustrazione:
Jacques Callot, I Gobbi, Acquaforte, 1616