sabato 17 marzo 2012

La Città del “silenzio”





Da quarant’anni vivo a Pistoia e, forse perché pistoiese di adozione, provo un forte risentimento per le condizioni che obbligano negli ultimi anni la nostra Città a scivolare inesorabilmente, anno dopo anno, sempre più in basso nelle classifiche nazionali. Il vedere da bellunese la mia Città natale in testa a quelle classifiche non mi consola affatto; anzi aumenta il senso di reazione.
Quello che non comprendo è la rassegnazione, il rifiuto di ciò che è “nuovo”, serpeggiare nella nostra Comunità, come se l’ineluttabile scorrere della cose non possa essere diversamente orientato: indifferenza, insensibilità; quello che il poeta D’Annunzio definì benevolmente “silenzio”.
Lo spunto per queste considerazioni è un’amara constatazione su come Pistoia ha celebrato l’Anniversario dell’Unità d’Italia: un’occasione perduta per onorare Garibaldi, esistendo nella Piazza omonima un monumento equestre tra i più belli.
Ebbene, a nessuno - nemmeno al primo cittadino a cui sta così a cuore la Città - è venuto spontaneo di gettare uno sguardo critico sullo squallido giardino che lo circonda. Riqualificare degnamente l’intorno del monumento poteva essere un segno di omaggio all’Eroe che quell’Unità ha materialmente costruito.
Così le palme mal potate, i cedri tagliati, le panchine vecchie e sporche, i percorsi di travertino (quanta pietra serena tolta dalle strade del centro avrebbe potuto essere reimpiegata), i bidoni dei rifiuti debordanti di sacchetti e maleodoranti, la pensilina del Copit lì a deturpare il vicino monumento, non hanno suscitato, né suscitano, un moto in nessuno. Pensare che Pistoia viene definita “capitale del verde”!
Purtroppo il pistoiese è abituato agli scempi delle bellezze che la sua Città ha subito nel succedersi degli anni e delle Amministrazioni: dalla distruzione di un tratto di mura a nord, all’oscuramento di tutto il tratto ad ovest, alla costruzione sui bastioni di case private e di scuole, alla deturpazione del paesaggio collinare con edifici che hanno lasciato il solo segno negativo.
Il nuovo ospedale nasce nel luogo deputato ad essere il “biglietto di presentazione della Città del verde” e presto sarà fatta “violenza” ad una delle più belle chiese romaniche costretta a convivere con un parcheggio sotterraneo nel “pantano”.

Fabio Cannizzaro

                                                                                 





Ho pubblicato volentieri l’articolo inviatomi dall’Avv. Fabio Cannizzaro perché “fotografa” la realtà. Poi, non secondariamente, perché mi fornisce l’inattesa occasione di per riprodurre il Discorso di Giosuè Carducci Per la Morte di Giuseppe Garibaldi, Bologna, 1882, che fu pronunziato il 4 giugno 1882, due giorni dopo la morte dell’Eroe.
Due anni fa il caro amico Dr. Giuseppe Magnarelli, ebbe a farmi notare, a riprova che ben poco muta nei costumi e nella politica, come in queste pagine celebrative vi fossero passi di una incredibile attualità. Questo mi indusse a ricopiare le malandate fotocopie dell’opuscolo, tentando di rendere il testo di più agevole lettura. Chi segue il Blog potrà trovarle in http://umbertosemplici-archivio.blogspot.it/2012/03/per-la-morte-di-giuseppe-garibaldi.html




Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un progressivo, inarrestabile degrado della Politica. Spesso ad un incomprensibile scambio dei ruoli, delle parti in commedia. Fino al punto che in certi casi mi è accaduto di osservare come, malgrado le agitazioni di piazza opportunamente istigate, facessero di più e meglio l’interesse dell’elettorato di sinistra e del cosiddetto mondo operaio i governi di Centrodestra, che non quelli di Centrosinistra, che, specie agli operai, han fatto mangiare anche “brutte cose”. Tutti zitti! Allineati e coperti. Non un moto di protesta. Tant’è!
Ho visto passare la Sinistra dal garantismo assoluto al più feroce giustizialismo forcaiolo, e viceversa la Destra. Quanto al trasformismo non se ne parla: è tragicamente attuale, si può dire a cominciare dall’assemblea di condominio…
Passando al nostro Comune, che fra poco più di un mese va alle elezioni amministrative, è sotto gli occhi di tutti il disfacimento delle tradizionali strutture partitiche in nome di sofisticati distinguo, di bizantinismi sovente incomprensibili all’elettorato, molto spesso mossi da spinte individualistiche, da lotte di potere che ben poco hanno a che vedere con i veri interessi della comunità (e dell'Istituzione). Insomma i Turchi sono alle porte armati fino ai denti (vi si legga la crisi economica, la crescente disoccupazione (1), la stagnazione, “forse” la recessione, l’aumento della tassazione a livelli insopportabili e, contestualmente, dei costi, anche dei beni di prima necessità) e qui si stanno a fare speciose questioni di posti e poltrone, ovvero di collocazione più al centro del centro ma meno a sinistra della destra della sinistra.
Tutto questo discutere onanistico del sesso degli angeli finirà, se Dio vuole, per spazzare via tutta una classe politica di finte “anime belle”, di “sopravvissuti”, anzi di “zombie” cosiddetti, di morti viventi, insomma, che riceveranno, mi auguro presto, un sonoro, modulato, prolungato pernacchio, come solo il popolino, sapientemente addestrato dall’Eduardo di turno, emetterà coralmente, appassionatamente.
Ma mi accorgo di essermi fatto prendere, forse sopraffare dal "sentimento". E’ ora il caso di chiudere con un’alzata di tono. Eccovi allora il Carducci:

... Coraggio, o partiti, coraggio; e spiegate le vostre glorie intorno al letto di morte dell’eroe. Avanti la Destra, anarchica e socialista per ragguantare il potere! Avanti la Sinistra, conservatrice e sbirra per ritenerlo!... F. di voi progressisti, con le soperchierie dei saliti ad altezze insperate con le paure di aver fatto troppo o di troppo fare per rimanerci! E voi repubblicani, col bizantinismo sonante, con le frasi che s’infingono di minacciare e spaventare e mal richiamano a un Bengodi in aria il popolo che non v’intende, voi spicciolati in tante sètte quante son le formole se non le idee, quante le vanità se non le ambizioni, sì che gli avversari posson dire di voi — E’ fanno di gran rumore, ma sono quattro noci in un sacco! — Né manchino i socialisti, almeno quelli che custodiscono e rinnovano a freddo nei loro pensieri e nei sogni certe idee e certe scene nelle quali la sensuale leggerezza celtica si accoppia libidinosamente alla torva crudeltà druidica; e le sarebbero in Italia, dove tanta Plebe è, per debolezza e superstizione, inconscia della vita, accademie, più che pericolose, innocenti, se non distraessero giovini nobili d’ingegno e di cuore dal servire più utilmente ai doveri verso la patrie e ai bisogni del popolo, se non seducessero i male avvertiti e non intelligenti per vie delle quali nessuno sa la riuscita...


(1) Poco più di un mese fa sono stato colpito da un giovane perito informatico, di Agliana, che era salito fino all’Agriturismo delle Roncacce, più su del Melo, proprio l’ultima fattoria prima del crinale, per cercare, inutilmente, lavoro: un lavoro per il quale era disposto perfino a ricevere solo vitto e alloggio.


Per le notizie storiche relative al Monumento e alla sua inaugurazione Cfr. AA.VV., Massoneria e società civile: Pistoia e la Val di Nievole dall’unità al secondo dopoguerra, a cura di Fulvio Conti, Franco Angeli Editore, Milano, 2003, pp. 86-87

Le illustrazioni (cliccarci sopra per ingrandire).
Una foto, la prima, da me scattata proprio ieri rappresenta la piazza così come descritta dall’Avv. Fabio Cannizzaro.
La seconda è una cartolina che porta la data del 7 novembre 1902, prima della collocazione del Monumento a Garibaldi.
La terza rappresenta l’inaugurazione del monumento il 17 luglio 1904.
La quarta rappresenta la piazza e il monumento con, sullo sfondo, il Palazzo della Camera di Commercio e presumibilmente è databile alla fine degli anni ’30.

Ringrazio caldamente il collezionista, Signor Emiliano Nappini, che molto gentilmente mi ha fatto accedere alla sua preziosa raccolta.
u.s.