Questo post non può iniziare che formulando al nuovo Sindaco, Samuele Bertinelli, gli auguri di un proficuo lavoro. Unita agli auguri la speranza che, forte del risultato conseguito, sappia essere veramente il Sindaco di tutti, e non solo, com’è accaduto negli oltre sessant’anni di amministrazione della sinistra, di una parte. Addirittura, in essa, di interessi circoscritti ad un ristretto coté di compagni e amici. Del resto da uomo colto e politicamente intelligente quale egli è, sa benissimo che il suo 59%, rapportato a 57% dei votanti, scende ad un “pericoloso” 31,71% degli aventi diritto. Una cifra percentuale, che dovrebbe risultare interessante ad un Centro-destra motivato e desideroso di riscatto – ma sull’argomento tornerò più avanti –. D’altra parte la vittoria di Bertinelli c’è stata, e ben più della vittoria numerica conta quella politica. Ha cancellato i “competitors” delle primarie, che fino all’ultima ora facevano grancassa, “asfaltando” letteralmente e definitivamente –immagino – Bartoli e “ingessando” – pare – nel ruolo burocratico-istituzionale della presidenza consiliare Niccolai: una disattivazione politica, questa, che spiega come, con un numero di preferenze personali relativamente basso (183), sia possibile accedere ad una carica tanto prestigiosa (ma chiarisce al contempo come Niccolai, chiusa la parentesi delle primarie, abbia rinunciato ad esercitare un ruolo politico attivo in città). Le disattivazioni “magistrali” non finiscono qui. La cooptazione della signora Becheri – che pare sia stata sostenuta elettoralmente da Bartoli, il cui apporto l’avrebbe resa prima della lista –, ha consentito il “ripescaggio” di Betti, con l’impegno – immagino –, che io almeno “formalmente” avrei preteso, di farne un effettivo membro di maggioranza, diversamente dalla “spina nel fianco” del precedente mandato. Del resto la signora Becheri, neofita dell’Istituzione, “fragilmente” inserita in una giunta così “centralizzata”, non potrà che rivelarsi fedelissima al Sindaco.
Ma veniamo al Centro-destra (cosiddetto). Il risultato è tutt’altro che esaltante. I numeri parlano da soli, come sempre, con chiarezza disarmante. Poi certo si possono interpretare, e ciascuno come sempre tira la coperta – corta – dalla propria parte, per coprirsi i piedi o più spesso qualcos’altro. Tant’è! Chi non avesse sott’occhio codesti numeri può accedervi qui (http://elezioni.comune.pistoia.it/modules.php). Personalmente rispondendo a chi, prima che si aprissero le urne, mi chiedeva un pronostico, rispondevo che sarei stato contento di “portare a casa” sei consiglieri comunali più il candidato sindaco. Ne abbiamo invece sei in tutto. Così è.
Detto questo si guarda al futuro. Prima di tutto a quell’ 11% di persone che non sono andate a votare, poi si guarda anche a quel 10% che ha intesto manifestare la propria rabbia preferendo la lista di Grillo, ma più si deve guardare al frazionamento, all’incapacità dei partiti e partitini, liste, listine, listarelle che non hanno saputo aggregarsi in una proposta univoca, chiara, credibile. Insomma, si pretende di candidarsi a contemperare i complessi interessi dei nostri concittadini, ma non si è preliminarmente in grado di contemperare in una proposta credibile gli interessi che si articolano in una parte. Questo l’elettorato non riesce a spiegarselo e, una parte di questo, malgrado sia arcistufa della pesante egemonia della sinistra, rifiuta di perdere il proprio tempo nell’inutile rito del voto.
Ci sono cinque anni di tempo perché i “capponi di Renzo” trovino il modo di mettersi d’accordo. Cinque anni di tempo per comprendere che ciascuno deve rinunziare a qualcosa di proprio (comprese le piccole, miserrime megalomanie) per realizzare l’interesse generale. Cinque anni di tempo per predisporre un programma comune (di massima) e individuare chi fra tutti i candidabili, meglio di tutti, possa farsi garante della realizzazione di quel programma, rappresentando gli interessi “comuni” del Centro-destra ma principalmente, quelli dell’intera comunità senza il cui consenso, senza il cui voto ( e devono essere riportati a votare riaccendendo la fiducia nel cambiamento) non si va da nessuna parte. Concetti politicamente elementari, questi, che per l’ennesima volta sono scritti nei numeri, nell’acqua gelata in faccia ai sognanti che, fingendo di non accorgersene o che non sia accaduto, si girano di là e preferiscono – pare – continuare il proprio sogno ignari che il sole è già alto.
u.s.
Immagine:
H. Daumier, Le strabisme, 1841, Litografia
Per il titolo:
Silvana Fioresi & Trio Lescano sing " Pippo non lo Sa" ( Pippo doesn't know it) by Kramer- Panzeri-Rastelli 1940, Orchestra Pippo Barzizza