sabato 14 aprile 2012

Diario



Da avversario politico e, per giunta, nel bel mezzo di una campagna elettorale, dovrei gioire per quanto sta accadendo in seno al PD pistoiese in queste ore, epilogo di un “infelice” contenzioso iniziato all’indomani delle primarie. Invece, devo confessare, sono piuttosto perplesso, perché “leggo”, nell’intera vicenda, il segnale preoccupante di una più generale perdita di controllo, comunque in seno alla Comunità, non solo dei rapporti politici, ma anche umani. Non so dire quali debbano essere  le regole “giuste” che in qualche modo tutti dovremmo condividere, ma sono sicuro che ristabilire delle regole, che tutti possano e vogliano condividere, sia un passaggio che si rende necessario, ancor prima di preoccuparsi di quale sia la “parte” da scegliere, almeno per quanti intendano evitare la guerra di tutti contro tutti. Direzione, purtroppo, verso la quale, mi pare, ci siamo incamminati.
Né, qui, si farà del pettegolezzo, più o meno interessato o finalizzato. Del resto sono convinto che le persone hanno il dovere, prima di tutto per il rispetto che ciascuno deve a se stesso, di pensare con la propria testa. Tanto che mi pare ridicola, fuori luogo e “insensibile”, ogni opera di sciacallaggio o di tentato indirizzo del voto di quanti, in queste ore, hanno deciso di strappare col proprio partito. Quale che sia la ragione, sempre di un vulnus si tratta, e ferite e lacerazioni portano sempre dietro di sé delle conseguenze. Saranno i diretti interessati a decidere che fare. Se vorranno vendicarsi potranno cercare di rendere “ingovernabile” il Consiglio comunale, com’è accaduto negli ultimi mesi. Ma certo si intenderà valutare, prima di assumere una decisione in tal senso, se il danno ricadrà sul novello “nemico” o sull’intera Comunità. Del resto, da persone ancora ragionevoli, dovranno pure stimare la portata di una eventuale – necessaria – e giustificata reazione, ovvero di una riforma regolamentare che tenti di contenere al minimo il danno, ma che, inevitabilmente, riducendo le già poche prerogative della minoranza consiliare, porti nella direzione diametralmente opposta all’invocata, finora, maggiore democrazia o tutela della minoranza.
Un’altra considerazione non marginale, mi pare, dovrebbe essere fatta sul vasto fronte di liste (ben otto) che sostengono la candidatura di Bertinelli. La defezione interna al PD potrebbe – accademicamente –  modificare il risultato elettorale di quel partito e, di conseguenza,  gli equilibri interni alla coalizione, a tutto vantaggio di gruppi che, guarda caso, “possono” forse perseguire interessi diametralmente opposti a quelli di chi ha inteso andarsene sbattendo la porta. Come dire: [...] per fare dispetto alla moglie!
Certo io non so dire quale riflesso in termini elettorali potrà avere la defezione dei – si dice – 160 tesserati, né sono in grado di valutare cosa accadrà loro – qualora intendano farlo –, se cercheranno di convincere parte dell’elettorato di riferimento di non andare a votare o addirittura votare per soggetti terzi, che nulla hanno a che vedere col mondo politico-culturale della sinistra. Personalmente ritengo che molto difficilmente possano elaborare motivazioni convincenti capaci di andare al di là di un circoscritto côté culturale. Certamente potremmo assistere alla congiuntura di soggetti ed interessi diversi, che potrebbe determinare, anche se assai meno limpidamente del 2007, il ricorso al ballottaggio. Condizione, questa, per alcuni di magra soddisfazione, per altri necessaria per riaprire i giochi di potere riattivando, in extremis, la contrattazione. Una situazione, comunque interessante, in special modo per Annamaria Celesti, che potrebbe trarne un tangibile vantaggio. Diversamente dall’errata e contraddittoria analisi/pettegolezzo dello Scardigli (http://quarratanews.blogspot.it/2012/04/elezioni-2012-maggio-se-son-rose.html), è noto a tutti che su Alessandro Capecchi, al ballottaggio, si attestò nel 2007 un voto di sinistra che per pochissimo scarto non fece ancor più clamoroso il risultato. Affermando in ciò, si vorrà concedere, che in una elezione amministrativa il voto – anche di sinistra –  può confluire massicciamente anche su un candidato marcatamente di Destra, o di Centrodestra a cui – e qui concordo con Scardigli –, si riconosca “…indiscussa e indiscutibile integrità morale e civile”. Ritengo infatti che assai difficilmente l’elettore di sinistra, per solito molto politicizzato, possa sprecare il proprio prezioso consenso elettorale su “saltimbanchi” e “ballerini”. Del resto io non so dire se il fronte del Professore abbia conservato integra la sua compattezza, oppure se, come scrive Scardigli  (cit.),la base bartoliana che aveva visto nel suo sorriso sardonico uno squarcio di novità, [sia] incazzata da morire[col Professore]”. Certo, se ciò fosse rispondente a verità, resterebbe difficile comprendere, se non come una “interessata” forzatura, la conclusione che il redattore ipotizza, cioè sul come “il Professore autoespulsosi” potrebbe riuscire a pilotare “parte della propria base meno impegnata e i tanti eterosimpatizzanti a dare una mano al vecchio ma buon marpione di Alessio”, tuttora, come noto, presidente provinciale del partitino di Fini, ma travestitosi per l’occasione da candidato civico.
Ma le questioni toccate finora evidenziano a mio vedere solo il sub strato del vero problema, rappresentano dei fatti come tanti altri, più o meno eclatanti all’ “onore” delle cronache in questa martoriata penisola. Tutto andrà avanti, in un modo o nell’altro, tutto alla bell’e meglio troverà una soluzione. A preoccupare, infatti, non sono le misere bagattelle di casa nostra, né il “caso” Pistoia, di poco rilievo in sé considerato in più vasta economia, bensì che in quanto sta accadendo si coglie un sintomo ulteriore di un malessere profondo, il quale, ancorché forse giustificato (ma non so dire in che misura), assieme all’ “allegra” gestione del denaro di tutti, al malcostume di certi personaggi pubblici e altre consimili porcherie, finisce con l’alimentare il clima di antipolitica e il disgusto oramai dilagante. La gente ha il problema di arrivare alla fine del mese o quello ancor a più serio di trovare un lavoro o raggiungere un giorno la meritata pensione. Non ne può più di bizantinismi e “spazzatura”, del continuo declinare della Politica verso l’impotenza, laddove, proprio la Politica, dovrebbe conservare, invece, il proprio primato su tutto.
Quanto a certi commentatori politici (improvvisati, sprovveduti o finti tali o addirittura interessati) delle cose di casa, anche senza entrare nel merito, verrebbe voglia di suggerire che è assai meglio che si occupino dell’altro teatro, dove il gusto personale la fa da padrone e sorregge la soggettività del giudizio, rendendolo pressoché inoppugnabile. O quasi.
u.s.
Immagine:
Félicien Rops, Le vice supreme. Frontispice, La Decadence Latine de Josephin Peladan.