Caro Bertinelli,
ho seguito con molta attenzione le difficoltà che il tuo progetto ha incontrato, anche, a mio vedere, non secondariamente, a causa delle stratificazioni e cristallizzazioni perverse che il “sistema” di potere della Sinistra, che ha “ingessato” la nostra città dal dopoguerra a oggi, oppone ad ogni tentativo di innovazione. Tanto che, in ultimo, appare vano ogni tentativo, e compromessi, inevitabili, che stanno sotto gli occhi di tutti, finiscono col sopraffare, annullandola, ogni spinta al cambiamento. Pare, dall’esterno, che le parole d’ordine che hanno fatto da viatico a codesta tua candidatura, siano state: “garantire”, “rassicurare”, “confermare”. Tutto il contrario, purtroppo, di quanto mi pareva di aver colto nella premessa, di quanto immaginavo potesse vagheggiare e quindi progettare una persona del tuo livello. Un quadro, codesto, in cui qualsiasi progetto, anche ambizioso, si riduce di fatto a un misero elenco di “cose” della sopravvivenza alla bell’e meglio.
In questo, caro Bertinelli, vedo l’ulteriore conferma che solo una “rivoluzione” nel governo della nostra Città e del nostro Comune, attraverso un’impietosa tabula rasa, può riuscire a destrutturare quel sistema di potere, le sue perverse ramificate articolazioni, le inevitabili clientele, che, come tanti Moloch, sempre più chiedono e pretendono per mantenerlo e, tramite esso, alimentarsi (in un’immagine: boccioli di rosa, pidocchi e formiche). È per questo motivo che, anche prescindendo seppure per un attimo solo dal mio essere schierato nelle file del Centrodestra, molto onestamente ritengo che solo una vittoria di questa parte, che ti è opposta, possa realizzare il vero interesse della nostra Comunità. Va da sé che per realizzare quell’interesse ci impegneremo in ogni modo – ma questa è già altra questione –.
Ho sostenuto con una certa fermezza, in quest’ultimo mese (inserendomi, in micro, nella querelle post primarie) l’idea che l’esigenza di garantire un’amministrazione stabile alla nostra comunità potesse mietere qualche vittima. Ovvero che non fosse poi tanto scandaloso evitare la presenza, nella stessa fila di banchi in Consiglio comunale, di persone che, più o meno autorevolmente, in ragione cioè del proprio spessore culturale o di modelli politico – amministrativi in qualche modo alternativi, potessero, come esperienza insegna, giungere a interpretare lo “spartito” con note discordanti, a scapito, non tanto di chi governa, che genera quasi sempre piacere nell’opposizione, ma degli interesse dell’intera Comunità, la quale necessita, invece, di armonia. Ciò proprio come io non vorrei accadesse nei banchi del Centrodestra vincitore, ipotesi che peraltro mi induce a diffidare, da sempre, delle “alleanze” con bande mercenarie, condotte da senza partito sempre pronti a mutare casacca e avversario.
Ora però, caro Bertinelli, pur senza contraddire le cose che penso – che da tempo peraltro vado sostenendo anche in questo blog –, viste certe “presenze” che a vario titolo sostengono la tua candidatura, sono a pormi degli interrogativi. Mi domando se valesse proprio la pena di affrontare il lungo, estenuante e lacerante braccio di ferro per non candidare qualcuno del “Professore” o altri: magari persone convinte, oneste, in buona fede, magari militanti di esperienza e valore provato, da sempre militanti della tua Sinistra, quando, invece, hai accolto fra schiere dei tuoi molti sostenitori, gente che tuttora ha in tasca la tessera del PdL, o ancor peggio, che ancora non ha rassegnato le dimissioni da quello stesso gruppo consiliare.
Mi dirai, immagino: “in politica, come in amore e in guerra (salvo Ginevra) tutto è ammesso!” Aggiungerai, penso: “eppoi, cosa credi? Credi proprio che passino? Che otterranno qualcosa? Sono, insieme a molti altri, i soliti utili sciocchi, i servi portatori di acqua, che senza neppure una promessa, in attesa di un qualche compenso, tradirebbero pure sua madre!” È vero, in giro c’è gente da poco, talvolta da usare e gettare come i kleenex, perché sai benissimo che chi tradisce una volta tradisce sempre. Ritengo però, ma certo potrò sbagliare, che assecondando certi personaggi, favorendone i disegni o la candidatura fra i propri sostenitori si finisce con alimentare il mercatino dei senza bandiera, dei voltagabbana, dei pronti a tutto. Un bric-à-brac che, a tutti i livelli, non poca parte ha avuto nel determinarsi della situazione di degrado della politica in cui siamo immersi, nostro malgrado; situazione che, per gran parte, si è resa responsabile del clima di antipolitica che ora danneggia tutti, anche chi è sano. Un clima che, mi auguro condividerai, potrebbe rivelarsi pericolosissimo per le nostre Istituzioni, foriero di una stagione di acritico qualunquismo e, nel medesimo tempo, di pericolose derive. Si tende, com’è naturale che sia, ad attribuire la responsabilità sempre ad altri, ma il male che ci ha colti è oramai diffuso in ogni ganglio. Credo perciò, molto seriamente, che occorra rifarsi da una parte cominciando a far pulizia da quelle a noi più vicine. A me pare invece, ma posso certo sbagliare, che tu abbia scartato il buono – forse difficile –, per raccattare l’avanzo degli altri.
u.s.
Immagine;
H. Daumier, I sostenitori, 1848 (particolare)