domenica 26 febbraio 2012

Terzo polo? Tertium non datur



Il cosiddetto sistema bipolare (tendenzialmente, prevalentemente bipolare, dato che perfettamente bipolare non è) ha risolto – ma non perfettamente quindi – il problema del “centro” fra gli “opposti” schieramenti assorbendo, quasi completamente, vuoi di qua vuoi di là, l’elettorato della vecchia DC. Anzi, si può dire che gran parte della vecchia DC – elettoralmente parlando, ma in buona parte anche come quadri –  è confluita in F.I. prima, nel PdL poi, come dall’altra parte nel Partito Democratico.  Così il “vecchio” Centro è venuto meno risolvendosi negli “opposti” schieramenti di Centrodestra e Centrosinistra. Ciò è tanto vero che codesti schieramenti sono sempre meno opposti (il sostegno al cosiddetto governo tecnico di Monti ne è una prova evidente) anche perché per governare devono rosicchiarsi l’un l’altro, reciprocamente, una più o meno ampia fascia di consenso continuamente oscillante in quella terra di nessuno che costituisce il cuscinetto elettorale  fra i due poli. E codesto rispettivo e affannoso ricercare uno spazio/consenso elettorale nell’area acromatica di confine fa sostanzialmente apparire le due formazioni “polari” come sorta di correnti di un medesimo grande partito centrista. Possiamo assumere a prova di ciò il fatto che ogni spazio lasciato libero sulle fasce viene immediatamente colonizzato da forze politiche di carattere e posizioni più radicali, le quali spingono, premono per spostare i relativi baricentri di alleanza o “cartello” che sia e non soffrire perdite di consenso nei  rispettivi elettorati di riferimento.
Vi è poi l’UdC – che, col neo partitino di Fini ed altri, rivendica per sé lo spazio del centro: quell’area acromatica che prima dicevo. Un luogo, che se gestito autonomamente – questo è quanto si propongono –, può loro consentire di essere ago della bilancia e restarsene sempre al governo, senza dover oscillare come truppe mercenarie, fornendo aiuto in cambio di poltrone, come accaduto finora. È la vecchia e mai superata logica del “furbacchione” o del popolino, che non ha mai fatto speciose questioni di principio: insomma, “o Franza o Spagna purché se magna”.
Poi qui a Pistoia, dove nel simbolo è il Micco (rammento che lo Zingarelli attribuisce al termine anche il significato di “sciocco” e “minchione”), avranno ancor più un bel raccontarci un sacco di cose. Vedremo quanti saranno disponibili a farsi abbindolare.
u.s.

P.S. Ringrazio il Dr. Antonio Nardi per la bella recensione e gli apprezzamenti, che mi auguro di meritare.
http://blog.studenti.it/domenicalaura/la-notte-della-politica-un-nuovo-blog/

Articolo pubblicato anche in:
Sulla Rivista  Via Cialdini  Terzo Polo