Se le persone di cui mi si fanno insistentemente
i nomi compariranno nelle liste del Pdl alla Camera ed al Senato (e non c’è
molto tempo da attendere per verificarlo), può significare soltanto che il
signor Berlusconi – consolidando la prassi –(malgrado vada sostenendo di esser
chiamato ad agire da folle oceaniche osannanti, che lui si prostrerebbe a
servire), continua a ripetere a “gran voce” agli elettori: “Io so’ io e voi non siete un cazzo!”. Ma
il signor Berlusconi non è il marchese Del
Grillo, e non è neppure il simpatico carbonaro avvinazzato. È
ormai una macchietta patetica, che rende ancora più “folle” con questa sua
pertinace insistenza a voler “recitare” da protagonista quando oramai la sua
compagnia è già sciolta, quando oramai non può più offrire in “sacrificio” la
propria “verginità” politica alle attese di un cambiamento, come fu nel ’94.
Oggi tutti sanno chi è, ciò che ha promesso più volte e mai ha mantenuto.
Epperò, nel proprio
“delirio”, che lo rende incapace della pur minima percezione della realtà, il
signor Berlusconi continua, con una sfrontatezza che non ha eguali, a offendere
l’intelligenza del Popolo italiano e, di più, quella di quanti ne furono
sostenitori, ignorandone la protesta (bastava “leggere” e riflettere sulle
recenti disfatte elettorali). Un vero statista – “Sant’Antonio e il maiale!”, esclamerebbe Giuseppe –, mettendo al primo
posto l’interesse della Nazione, avrebbe fatto più di un passo indietro, e
acquisendo contezza del proprio fallimento politico, analizzandone le cause,
avrebbe cercato di schierare, eventualmente, le “truppe migliori”, che ancora
sono tenute isolate, direi relegate, mortificate, in sperduti avamposti a
guardia della sabbia e di fusti da benzina ormai vuoti da tempo. Lui, invece,
con l’ “allegra brigata” dei più intimi – i cui nomi son noti, ex A.N. in testa
–, va cercando di rimpinguare gli esausti ranghi intruppando Àscari d’ogni
risma, raccolti, strada facendo, nelle variopinte Colonie del nulla. Conta su
loro, ciechi, ottusi e ossequienti (quando non siano “retti” per altri motivi),
per raddrizzarsi, specie al Senato, onde poterne, costì, pesantemente
condizionare i lavori: barattando, semmai, la propria disponibilità, con l’ottenimento
dei “favori” a lui necessari. Certo “favori” non a noi necessari, né all’intera
Comunità nazionale.
Ovviamente a
“Maestro Ciliegia”, per far ciò (cercare di risultare, se non in maggioranza,
almeno determinante al Senato) occorre che i malcontenti – schifati o
disgustati da impostori, pigliainculo e quacquaraquà,
ladri e puttane fa poca differenza –, quali “pecorelle smarrite”, siano
ricondotti all’ovile. Ecco allora miracolosamente sbucare, dal cappello a
cilindro del mistificatore professionale, per opera di manutengoli o beoti –
anche qui fa poca differenza ed il risultato non cambia – liste di dissenzienti
veri e quinte colonne, tutte convergenti – per la poltrona, che è ciò che più
conta – su di “Lui” presidente.
Chi credeva di aver
toccato il fondo e si illudeva di una prossima risalita, ancorché incerta, avrà
dunque da aspettare, amici miei. Il fondo, quello vero, dobbiamo ancora vederlo, e
toccarne con mano schifata la feccia, e forse per anni (anche se immagino sarà
di breve durata) disgustarci con codesta sentina, spesso di opportunisti, di laidi
servitori, di adulatori e ruffiani.
Certo, a pensarci è
singolare, la Destra nazionale è stata tradita proprio da quelli in cui aveva
riposto la propria fiducia, che aveva eletti a rappresentarla. Si dovrà prima o
poi fare piazza pulita di codesti impostori, di tutta la marmaglia
“affaristica” e imbrogliona, ricostruendo una forza capace di mettere al primo
posto l’interesse nazionale, improntando la propria azione a quel rigore etico che
è – né può essere altrimenti – alla base di ogni intendimento in chi si
proponga di agire politicamente.
Il signor Berlusconi conta su uno zoccolo duro di irriducibili, da un lato già li abbiamo definiti, gli “affaristi”, nel mezzo ci stanno i “poltronari” senza palle, i “tengo famiglia”, che sono i più, e dall’altro gli ingenui e i manichei, pronti a seguirlo fino al disastro, prendendo per buoni i di lui appelli strumentali di stampo anticomunista. Occorre invece, in questa tornata elettorale, quando si intendano veramente realizzare gli interessi del Centro e della Destra, evitare in ogni modo di votare tutti quei partiti politici e quelle formazioni neonate che abbiano scelto il signor Berlusconi come candidato premier. È infatti necessario spazzare via questa marmaglia di cialtroni, e per farlo occorre cominciare da subito. Gioverà – paradossalmente –, in prospettiva, alla Destra nazionale e al Centro, suo potenziale alleato, più la vittoria elettorale di un Partito Democratico con la coppia Bersani/Vendola, che non la sopravvivenza politica del signor Berlusconi, sempre disponibile a qualsiasi tipo di inciucio pur di tutelare se stesso e le sue aziende, piuttosto che preoccuparsi degli italiani.
Il signor Berlusconi conta su uno zoccolo duro di irriducibili, da un lato già li abbiamo definiti, gli “affaristi”, nel mezzo ci stanno i “poltronari” senza palle, i “tengo famiglia”, che sono i più, e dall’altro gli ingenui e i manichei, pronti a seguirlo fino al disastro, prendendo per buoni i di lui appelli strumentali di stampo anticomunista. Occorre invece, in questa tornata elettorale, quando si intendano veramente realizzare gli interessi del Centro e della Destra, evitare in ogni modo di votare tutti quei partiti politici e quelle formazioni neonate che abbiano scelto il signor Berlusconi come candidato premier. È infatti necessario spazzare via questa marmaglia di cialtroni, e per farlo occorre cominciare da subito. Gioverà – paradossalmente –, in prospettiva, alla Destra nazionale e al Centro, suo potenziale alleato, più la vittoria elettorale di un Partito Democratico con la coppia Bersani/Vendola, che non la sopravvivenza politica del signor Berlusconi, sempre disponibile a qualsiasi tipo di inciucio pur di tutelare se stesso e le sue aziende, piuttosto che preoccuparsi degli italiani.
u.s.
Immagine:
Tentazioni di Sant'Antonio, 1500-1525 circa, olio su tavola, 70 × 51 cm,
Madrid, Museo del Prado