lunedì 11 giugno 2012

Fumo di Londra





Ho ascoltato poco fa il tele sermone del noto telepredicatore locale. Ancora una volta – fortunatamente non lo ascolto mai, – il nulla. Unico concetto: siamo garantisti! a cui si è aggiunta la paura per il lavoro, per  le imprese, la preoccupazione della “città” per il difficile momento e l’esigenza – quella sì, fondamentale –  di capire il perché. Come se la spiegazione del  mettersi in tasca il denaro di tutti e al contempo riuscire a metterlo “in tasca” a tutti con provata perizia, non fosse in sé ragione bastevole anche per la mente dell’ “illuminato locale”. Non ho colto, ma certo sarà mio il difetto, alcuna rabbia o anche segno di inquietudine per il fiume di denaro che pare non sia stato utilizzato come doveva, come le norme che difendono il comune interesse prevedono. Non certo nel modo attraverso cui codesto interesse meglio si realizza allorquando le gare di appalto le vince chi merita e non chi, attraverso accordi non trasparenti, cerca di conseguire l’unico fine che conti: il proprio interesse.
Non importa ascoltare radio 24 e gli indignati sermoni mattutini sulla mafia, sulle mafie, sugli appalti, sulle concussioni e le estorsioni, sul danno che codeste organizzazioni del malaffare producono agli imprenditori. Basta oramai guardare a casa nostra e nei suoi dintorni, e cominciare anche considerare in profondità il danno che certi imprenditori  – e certo malaffare, sempre più dilagante, di imprenditoria e politica (certa politica) – producono alla comunità. L’area grigia (fumo di Londra) si sta allargando: travalica gli steccati di un tempo (etici o ideologici) e risponde a logiche di una semplicità e chiarezza impressionante, anche se ancora qualcuno si arrovella e finge di arrovellarsi per comprenderle. Amici cari: non ci sono più, in giro, quelli buoni (o almeno che raccontavano di esserlo dichiarandosi perfino con le mani pulite). Tutto è chiaro e le “supercazzole” funzionano sempre meno anche con gli sciocchi.
Ma qui, si badi, benché io non intenda prendere abiti di avvoltoio o assumere atteggiamenti da sciacallo, devo ammettere che, quando ho sentito che alcuni noti personaggi erano finiti in manette, ho goduto (e sono certo di condividere con molti tale sentimento). Mi si è a un tratto riaccesa la speranza che in qualche modo sia possibile fare piazza pulita. Perché, devo confessare, la Speranza che come noto è l’ultima “sponda”, ha in me, da tempo, cominciato a vacillare paurosamente. Sì, siamo pure garantisti, garantisti fino alla fine e oltre, ma per intanto né io, né chi sta leggendo questo post, né i miei vicini di casa, né altri mille e mille che conosco sono stati arrestati.  Evidentemente chi si comporta secondo le regole niente ha da temere, se non in rarissimi casi nei quali anche l’ingiustizia o l’aberrazione sono possibili.
Del resto si fa presto a dire “siamo garantisti”. In meno di un mese il direttore della Asl locale, Scarafuggi, è finito agli arresti; oggi ci sono finiti in altri 23; poi, recentemente, c’è stata la questione, anche giudiziaria, apertasi con la nomina  controversa, per certi aspetti tanto ridicola quanto incredibile, del presidente del Copit; continuiamo a leggere ogni giorno della voragine milionaria aperta – certo non da galantuomini – nelle casse della Comunità montana; rammentiamo dei non lontani fatti relativi ai permessi di soggiorno concessi in modo fraudolento ai cinesi (mi pare di rammentare che uno di quelli di oggi era coinvolto anche allora); ricordo ancora dei mancati controlli agli asili nido…  Non si farà quindi qui giustizia sommaria, ma, dato che dove c’è il fumo di solito c’è anche l’arrosto, qualche domandina su un sistema di potere che perdura senza sussulti da oltre sessant’anni si dovrà pure cominciare a farsela. Anche sul perché sono sempre molti che fanno di tutto per reggerlo in piedi.
Voglio solo sperare che – se ne avrà la forza – il nuovo sindaco colga l’occasione per una bella pulizia di primavera. Un modo per cominciare potrebbe essere quello di ricostruire e rendere leggibile a tutti  (intendo pubblica) la mappa delle “parentele”, a cominciare dal Comune e dalle sue aziende controllate. Forse molte cose finora poco comprensibili diverrebbero chiare.
u.s.
Immagine:
Francesco Del Cossa, Marzo, I Mesi, Palazzo Schifanoia, Ferrara