martedì 19 giugno 2012

Chi va diritto non fallisce strada *





Signor Sindaco,
“non tutti i mali vengono per nuocere”. Almeno un tempo si diceva così.
Mi rendo perfettamente conto che quanto sta accadendo nella “sua” sinistra avrà strascichi pesanti e produrrà, internamente, inevitabili effetti destabilizzanti, epperò potrebbe rappresentare per Lei l’occasione (rara) per rimettere ordine, sia sul piano dell’etica che su quello amministrativo, interrompendo un certo malcostume, che, occhi più attenti, forse da decenni, avrebbero potuto cogliere e che oggi è oggetto delle attenzioni della magistratura, della stampa, dei cittadini. (Premendomi altre considerazioni non mi curerò qui di trattare di fatti specifici, persone, contenuti di intercettazioni...)
La magistratura in questo Le sta dando una mano. Voglio sperare che qualche sconsiderata, iperbolica, presa di posizione (ancorché giustificata) di qualche oppositore, abitudinariamente incline al protagonismo mediatico, non “induca” gli inquirenti a interrompere anzitempo il loro delicatissimo lavoro, tagliando i fili di una rete di malaffare che sembra emergere dall’indagine in corso e che, probabilmente, diviene ogni giorno più vasta e “perniciosa”. Sono fili che comunque, prima o poi, verranno certamente recisi  per non costruire un quadro di indagine talmente vasto da risultare ingestibile (in specie qualora i “profili” dovessero diventare politici), e al contempo finire per “annacquare” le singole posizioni in una sempre più vasta platea di interpreti, comprimari, controfigure.
La città, infatti, si aspetta da Lei che, per quanto riguarda il Comune, si faccia chiarezza, e non solo sui fatti recenti. Vi sono infatti “operazioni” e “provvedimenti” sui quali, in questa nuova situazione, occorrerebbe disporsi almeno a un momento di riflessione (corale), soprattutto oggi che le casse del Comune sono vuote, del patrimonio rimane ben poca cosa e i cittadini non possono essere “spremuti” più di quanto già si sta facendo.
Mi domando, e non lo faccio retoricamente, mi creda, se quanto oggi è in corso di accertamento da parte dei magistrati non sia in fondo che la parte emergente dell’iceberg, il quale notoriamente per grandissima porzione resta nascosto. E mi domando, ancora, quante “operazioni” potrebbero essere state fatte in danno dell’Ente, ad esclusivo beneficio di pochi. Oppure quante di codeste “operazioni”, diversamente condotte, avrebbero arricchito il nostro Comune aumentandone un  patrimonio (oggi disponibile), invece, forse, delle tasche di qualche notabile. Un esempio? Alla fine degli anni ’80 il Comune era pronto ad acquistare un intero complesso immobiliare: tutto, annessi e connessi, per 420 milioni di lire. Pochi anni dopo con gli stessi denari ha acquisito diritti solo su una piccola e poco rilevante porzione di quel bene. Tutto regolare? Un altro esempio? Perché non fu interpellato il consiglio comunale sui destini del palazzo Ex Combattenti? Ma quante altre “operazioni”, anche urbanistiche, potrebbero essere state usate per arricchire “alcuni” e impoverire altri? E le alienazioni degli ultimi anni? Sì, forse siamo di fronte a un’altra “Storia infinita”: irraccontabile! Pur tuttavia mi domando: nel qual caso, sarebbe tutto caduto in prescrizione? ( Va da sé che il giudizio e la sanzione politica non si prescrivono mai). Oppure l’Ente, qualora si riscontrassero oggi irregolarità, attraverso la Magistratura contabile potrebbe rivalersi per danno erariale? Andando magari a riprendersi il maltolto nelle tasche dov’è finito? Opzione certo “benefica” per il bilancio comunale e di conseguenza utilissima per quanti non hanno di che pagare l’IMU su una casa costata anni di sacrifici, la tassa dei rifiuti, la bolletta dell’Enel…
Del resto abbiamo visto che nelle “casse” della Comunità Montana è stata aperta una vera e propria voragine. L’idea di una “eterna”impunità può certo aver giocato brutti scherzi. Mi domando però se altrettanta o più vasta voragine non sia stata aperta anche nelle casse del nostro Comune, magari in modo più raffinato e impercettibile, secondo il concetto per cui la goccia scava la pietra.
Rappresenterebbe ciò, senz’altro, la messa in stato di accusa, di una intera classe dirigente che per oltre sessant’anni ha fatto nel Comune, nella Provincia, nella Regione, il bello e il cattivo tempo (più il cattivo, direi!). Ma certo consentirebbe di motivare, di rendere chiari a tutti certi inspiegabili arricchimenti, “blindando” al contempo il futuro politico e rendendo più ampia e radicata l’area del consenso personale di chi si rendesse capace di tale impresa,  dato che oggi l’elettorato ha letteralmente fame di pulizia e rigore morale. 
Ora, Signor Sindaco, io non so cosa Lei potrà o vorrà fare, quali vie deciderà di intraprendere, quale peso certi personaggi possano ancora esercitare. Consideri però, come ho già sostenuto, che Lei oggi, intraprendendo un’accurata e impietosa opera di pulizia, potrebbe giovarsi di un grande consenso, a cominciare da quello che potrebbe venirle dalle Case del popolo. Forse, se decide di mettervi mano, anche la simpatia di qualche oppositore che proprio non ne può più di quest’aria irrespirabile.
Distinti saluti,
Umberto Semplici

Immagine: Giuseppe Maria Mitelli, […] Chi non vuol vedere, acquaforte.
* Proverbi Toscani Raccolti e Illustrati da Giuseppe Giusti, ampliati e pubblicati da Gino Capponi, Firenze, 1873, p. 316.

mercoledì 13 giugno 2012

I buoni sentimenti





Rispondo qui al post dell’amico Antonio Nardi che, in http://blog.studenti.it/domenicalaura/in-un-paese-libero-il-carcere-e-sempre-uneccezione/, ha inteso commentare il mio recente “Fumo di Londra”


Caro Antonio,
dovremo finirla, prima o poi, con la gara dei buoni sentimenti. Ci stanno uccidendo!
Come dovremo, prima o poi, smettere di essere contraddittori. Sono anni che sentiamo definire questo come ladro, quello come malfattore, che sentiamo parlare “di rete di interessi”, che sentiamo proclamare l’inutilità delle denunce, l’immobilismo della magistratura e l’intoccabilità di una “presunta” cupola di affari che tutto controlla. Che non riusciamo a spiegare certe scelleratezze amministrative, certe pratiche insensate e antieconomiche o l’incredibile lievitare dei costi di certe opere pubbliche che rendono incerta la pianificazione della spesa. Siamo così abituati a questo vano, impotente bisbiglio, a queste “maldicenze” sussurrate, ai conseguenti luoghi comuni per cui “son tutti uguali”, per i quali “tanto non c’è nulla da fare”, che si è finito per considerare certi fatti, o ipotesi di fatti, quasi come ineludibili “necessità” dell’ambiente, al pari, come dire, dei temporali, della brina a febbraio o delle polveri sottili nei centri urbani. Al contempo, tanto non costa nulla e in certi ambienti può anche far figurare, alcuni, molti per la verità, esaltano Saviano  fino a farlo diventare un mito, un emblema, mentre altri, a molti dei quali immagino importi poco meno di un fico, celebrano, come prefiche a cottimo, Falcone e Borsellino, ai quali, per stare alla moda, si intitolano strade, piazze, auditori, scuole, aule di tribunale e forse anche piscine. O, del pari, si fanno trasmissioni televisive e convegni per ricordare giornalisti e sindacalisti fatti sparire, forse nell’acido come qualche bimbetto. E qui, oggi, che si fa, che atteggiamento si assume? I “nostri”, oggi, questa volta, non sono fatti distanti, che non toccano. Dunque, quale metro adottare? “Che si fa, si prende tempo?... Non si sa mai, la città è piccola… Ci si conosce tutti… Eppoi, mica era roba di qualcuno in particolare…”  Per carità: rattristiamoci in volto, assumiamo una faccia di circostanza…  Del resto mia cognata è amica della signora… E come si fa!”
L’Italia sprofonda nelle ruberie, nel malaffare più diffuso, la povertà cresce, la gente è strangolata dalle tasse, i cosiddetti ceti medi di un tempo sono trascinati verso la miseria  per le scelleratezze di politicanti incapaci e qui ci si perde in disquisizioni che, credimi, in un quadro tanto pernicioso, – per quanto legittime – a me paiono bizantine. La privazione della libertà è un’eccezione. Certo! E allora? Anche la violazione delle regole dovrebbe essere un’eccezione, rarissima, anzi non dovrebbe neppure darsi! Ma invece qui pare essere la regola. Così, credimi, certe preoccupazioni, certi richiami ai principi, mi sembrano quasi come l’attardarsi a sistemare il nodo della cravatta mentre la nave sprofonda e la sirena insistente chiama alla scialuppa. Del resto, per contro, non vedo nessuno, fra tanti buoni in gara, che manifesti uguali riguardi o si preoccupi, caro Antonio, dei disgraziati che, in manette, il cellulare scarica e riporta addietro dal tribunale; nessuno che io senta, nella strada vicina o in piazza, invocare per loro la sospensione del giudizio (che certo sarebbe un pregiudizio) fino all’ultimo grado. Nessuno, mai, che conosca o sia parente anche lontano di costoro. “Sono delinquenti e quindi hanno ciò che si meritano! E per loro non ci sono avvocati di grido o principi del foro. Inorridita invece, oltre l’opportuno silenzio, si leva qualche voce preoccupata e iper garantista – come ho sentito personalmente – quando si tocca il “salotto” buono  o una qualche “associazione culturale” esclusiva.
Che dire? Cosa pensare?
Oggi – è un luogo comune – la mafia, anzi le mafie, “fanno” impresa: vestono il doppiopetto, assumo abiti da dirigente di azienda, da banchiere…  Si infiltrano, occupano amministrazioni, colonizzano territori, si impossessano della gestione degli appalti… Noteresti tu, dunque, una qualche sostanziale differenza con i “fatti” nostrani se domani tutto risultasse certificato? Non ti parrebbe materia da sillogismo?
Già, ma il lavoro!... L’economia locale…” Qualcuno dirà! E perché, facendo le cose “a modino” il lavoro non ci sarebbe stato? Non sarebbe stato più tutelato? Ché, forse, non avrebbero trovato un po’ di lavoro anche altre imprese oltre ai soliti noti? E non sarebbero in più ad aver lavorato se parte del denaro non avesse preso altre vie come qualcuno ipotizza?
Ora, caro Antonio, ribadisco: provo piacere quando questo o quel capo mafioso viene arrestato, quando, in televisione, vedo la mano del carabiniere che, per farlo salire sull’auto, lo forza a chinare il capo. Quando lo Stato – una buona volta – sembra prevalere nella lotta. Perché non devo provare altrettanto compiacimento quando questo accade sotto casa, nei confronti di chi – sempreché ne sia dimostrata la colpevolezza –, per anni, avrebbe frodato la nostra comunità approfittando del denaro di tutti?
Perché non devo gioire quando, “finalmente”, la magistratura si muove per dimostrare – quanto meno in prima battuta – che la Legge è uguale per tutti? Ché, forse, non dobbiamo riaprirci alla fiducia, allorquando i magistrati, contrariamente all’idea che ci eravamo fatti, dicono a tutti che “intoccabili” non ce ne sono?
Io, caro amico, spero sia vero. E aspetto.
Tuo Umberto


Immagine:
George Grosz, I pilastri della società, 1926

lunedì 11 giugno 2012

Fumo di Londra





Ho ascoltato poco fa il tele sermone del noto telepredicatore locale. Ancora una volta – fortunatamente non lo ascolto mai, – il nulla. Unico concetto: siamo garantisti! a cui si è aggiunta la paura per il lavoro, per  le imprese, la preoccupazione della “città” per il difficile momento e l’esigenza – quella sì, fondamentale –  di capire il perché. Come se la spiegazione del  mettersi in tasca il denaro di tutti e al contempo riuscire a metterlo “in tasca” a tutti con provata perizia, non fosse in sé ragione bastevole anche per la mente dell’ “illuminato locale”. Non ho colto, ma certo sarà mio il difetto, alcuna rabbia o anche segno di inquietudine per il fiume di denaro che pare non sia stato utilizzato come doveva, come le norme che difendono il comune interesse prevedono. Non certo nel modo attraverso cui codesto interesse meglio si realizza allorquando le gare di appalto le vince chi merita e non chi, attraverso accordi non trasparenti, cerca di conseguire l’unico fine che conti: il proprio interesse.
Non importa ascoltare radio 24 e gli indignati sermoni mattutini sulla mafia, sulle mafie, sugli appalti, sulle concussioni e le estorsioni, sul danno che codeste organizzazioni del malaffare producono agli imprenditori. Basta oramai guardare a casa nostra e nei suoi dintorni, e cominciare anche considerare in profondità il danno che certi imprenditori  – e certo malaffare, sempre più dilagante, di imprenditoria e politica (certa politica) – producono alla comunità. L’area grigia (fumo di Londra) si sta allargando: travalica gli steccati di un tempo (etici o ideologici) e risponde a logiche di una semplicità e chiarezza impressionante, anche se ancora qualcuno si arrovella e finge di arrovellarsi per comprenderle. Amici cari: non ci sono più, in giro, quelli buoni (o almeno che raccontavano di esserlo dichiarandosi perfino con le mani pulite). Tutto è chiaro e le “supercazzole” funzionano sempre meno anche con gli sciocchi.
Ma qui, si badi, benché io non intenda prendere abiti di avvoltoio o assumere atteggiamenti da sciacallo, devo ammettere che, quando ho sentito che alcuni noti personaggi erano finiti in manette, ho goduto (e sono certo di condividere con molti tale sentimento). Mi si è a un tratto riaccesa la speranza che in qualche modo sia possibile fare piazza pulita. Perché, devo confessare, la Speranza che come noto è l’ultima “sponda”, ha in me, da tempo, cominciato a vacillare paurosamente. Sì, siamo pure garantisti, garantisti fino alla fine e oltre, ma per intanto né io, né chi sta leggendo questo post, né i miei vicini di casa, né altri mille e mille che conosco sono stati arrestati.  Evidentemente chi si comporta secondo le regole niente ha da temere, se non in rarissimi casi nei quali anche l’ingiustizia o l’aberrazione sono possibili.
Del resto si fa presto a dire “siamo garantisti”. In meno di un mese il direttore della Asl locale, Scarafuggi, è finito agli arresti; oggi ci sono finiti in altri 23; poi, recentemente, c’è stata la questione, anche giudiziaria, apertasi con la nomina  controversa, per certi aspetti tanto ridicola quanto incredibile, del presidente del Copit; continuiamo a leggere ogni giorno della voragine milionaria aperta – certo non da galantuomini – nelle casse della Comunità montana; rammentiamo dei non lontani fatti relativi ai permessi di soggiorno concessi in modo fraudolento ai cinesi (mi pare di rammentare che uno di quelli di oggi era coinvolto anche allora); ricordo ancora dei mancati controlli agli asili nido…  Non si farà quindi qui giustizia sommaria, ma, dato che dove c’è il fumo di solito c’è anche l’arrosto, qualche domandina su un sistema di potere che perdura senza sussulti da oltre sessant’anni si dovrà pure cominciare a farsela. Anche sul perché sono sempre molti che fanno di tutto per reggerlo in piedi.
Voglio solo sperare che – se ne avrà la forza – il nuovo sindaco colga l’occasione per una bella pulizia di primavera. Un modo per cominciare potrebbe essere quello di ricostruire e rendere leggibile a tutti  (intendo pubblica) la mappa delle “parentele”, a cominciare dal Comune e dalle sue aziende controllate. Forse molte cose finora poco comprensibili diverrebbero chiare.
u.s.
Immagine:
Francesco Del Cossa, Marzo, I Mesi, Palazzo Schifanoia, Ferrara